San Pietro, la messa di Natale 2025 di Papa Leone

San Pietro, la messa di Natale 2025 di Papa Leone 1

(reuters)

XIV ha officiato la messa di nella Basilica di San Pietro, introducendo una novità significativa rispetto ai tempi recenti. Dall’epoca del pontificato di Paolo VI, infatti, i Papi avevano solitamente delegato questa celebrazione a un cardinale, riservando per sé la benedizione Urbi et Orbi del mezzogiorno. L’ultimo pontefice a presiedere la messa di giorno, nel 1994, fu Giovanni Paolo II.

Alle 12, poi, si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni per il messaggio Urbi et Orbi davanti a ventiseimila fedeli.

Nell’omelia, il ha sottolineato l’importanza di impegnarsi per alleviare le sofferenze umane: “Come ha scritto l’amato : ‘A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù desidera che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Egli aspetta che rinunciamo a cercare quei rifugi personali o comunitari che ci permettono di rimanere distanti dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza’.”

La vicinanza ai palestinesi

Una citazione a cui Prevost ha poi fatto seguire la parte forse più intensa del suo discorso: “Il Verbo ha stabilito fra noi la sua fragile tenda. E come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente, o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora, nelle nostre città? Fragile è la carne delle popolazioni inermi, provate da molte guerre in corso o concluse lasciando macerie e ferite aperte. Fragili sono le menti e le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte percepiscono l’insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna di cui sono permeati i roboanti discorsi di chi li manda a morire.”

Urbi et Orbi: “Russi e ucraini dialoghino”

A mezzogiorno, conclusa la messa, Prevost ha pronunciato la benedizione Urbi et Orbi, culmine delle celebrazioni natalizie, in cui ha esteso uno sguardo su tutti i conflitti che stanno devastando il mondo. “Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino. Si fermi il fragore delle armi e le parti coinvolte, supportate dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso”.

“In questo giorno festivo – ha aggiunto – desidero inviare un caloroso e paterno saluto a tutti i cristiani, in particolare a quelli che vivono in Medio Oriente, che ho avuto modo di incontrare recentemente durante il mio primo viaggio apostolico. Ho ascoltato le loro paure e conosco bene il loro sentimento di impotenza di fronte a dinamiche di potere che li sorpassano. Il Bambino che oggi nasce a è lo stesso Gesù che dice: ‘Abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio’. Da Lui invochiamo giustizia, pace e stabilità per il Libano, la , Israele, la Siria, confidando in queste parole divine: ‘Praticare la giustizia porterà pace. Onorare la giustizia garantirà tranquillità e sicurezza per sempre’.”

“Al Principe della Pace – ha aggiunto Prevost – affidiamo tutto il Continente europeo, chiedendogli di continuare a ispirarvi uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente verso coloro che si trovano nel bisogno. Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si fermi il fragore delle armi e le parti coinvolte, supportate dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso.” E ancora: “Imploriamo pace e consolazione per le vittime di tutte le guerre in atto nel mondo, specialmente di quelle dimenticate; e per quanti soffrono a causa dell’ingiustizia, dell’instabilità politica, della persecuzione religiosa e del terrorismo. Ricordo in modo particolare i fratelli e le sorelle del Sudan, del Sud Sudan, del Mali, del Burkina Faso e della Democratica del Congo.” Altri riferimenti Prevost li ha fatti a Haiti, Myanmar, alla nuova guerra tra Cambogia e Thailandia, alle tensioni in America Latina.

I migranti nel Mediterraneo e in America

Poi, ha nuovamente focalizzato l’attenzione sulle principali emergenze umanitarie attuali: “Nel farsi uomo, Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ciascuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane.”

La citazione del poeta israeliano

L’ultima invocazione di pace, con una scelta certamente non casuale, XIV l’ha fatta citando i versi di un poeta israeliano, Yehuda Amichai (1924-2000): “Al cuore di Dio giunge l’invocazione di pace che sale da ogni terra, come scrive un poeta: ‘Non la pace di un cessate-il-fuoco, nemmeno la visione del lupo e dell’agnello, ma piuttosto come nel cuore quando l’eccitazione è finita e si può parlare solo di una grande stanchezza. […] Che venga come i fiori selvatici, all’improvviso, perché il campo ne ha bisogno: pace selvatica’.”

A Mezzanotte la denuncia sull’economia

Ieri sera, a sorpresa, prima dell’inizio della messa di mezzanotte, il Pontefice si è affacciato sul sagrato di San Pietro per ringraziare i cinquemila fedeli arrivati in piazza nonostante la pioggia. Nell’omelia, ha denunciato “l’economia distorta che tratta gli uomini come merce”.

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