Perché la storia occidentale è fondata sul delitto: la nuova collana di Repubblica

Perché la storia occidentale è fondata sul delitto: la nuova collana di Repubblica 1

Un momento del filmato dove si vede il presidente John Kennedy salutare la folla a Dallas nel novembre 1963 pochi minuti prima di essere ucciso. 

Il delitto, è innegabile, ha sempre esercitato una sinistra attrazione sull’essere umano. Si tratta di un’azione che supera i confini di ciò che si considera accettabile, infrange lo spazio delimitato e sicuro della convivenza e si colloca, trascinando con sé chi la commette, in un «al di fuori», nello spazio enigmatico di ciò che va oltre ciò che si ritiene possibile e lecito compiere. È un concetto complesso, che attraversa i domini dell’etica – talvolta quelli della morale –, del diritto, della socialità e della religione, ma conduce sempre, indipendentemente dalle motivazioni che ne hanno facilitato l’evocazione, nelle terre proibite della trasgressione.

Un ambito, come quello dei limiti dell’agire che ne costituiscono il presupposto, culturalmente e storicamente determinato. L’evento fondativo stesso della cultura occidentale, se si desidera rintracciarne le origini nel mitico gesto istitutivo della città archetipica, , è un atto di disobbedienza, il primo crimine della storia, quello di Remo che infrange il divieto imposto dal gemello Romolo di oltrepassare la linea originaria, quel solco istitutivo di un «dentro» civico del nucleo primordiale, collegato all’ordine cosmico di un pantheon presieduto da Giove, dal «fuori» caotico, dove dominano divinità primitive, anarchiche, eccessive. Alla trasgressione, in risposta, corrisponde immediatamente la punizione di chi l’ha perpetrata. Un crimine di maggior gravità, si direbbe, persino un fratricidio. Ma Remo deve morire e con lui ogni possibilità di trasgredire quelle regole che la comunità, o più precisamente la maggior parte di essa, si è data. Già, trasgredire: perché in effetti, etimologicamente, la parola «delitto» è legata all’omissione. Il de-linquere, infatti, è prima di tutto un lasciare, trascurare ciò che non può essere invece ignorato, vale a dire l’osservanza delle regole condivise dalla maggioranza. Quel solco delimitativo, dunque, rappresenta un elemento cruciale del fenomeno delittuoso. Ed è per questa ragione che quest’ultimo possiede un potere seduttivo arcano.

Le «vittime» che si incontreranno in questi volumi in uscita con (26 uscite a 7,99 euro in più) – da John Kennedy a Filippo II di Macedonia – sono perlopiù personaggi pubblici. E in tali casi, i delitti analizzati rappresentano snodi cruciali della storia, il cui corso è spesso stato bruscamente deviato dal compimento degli stessi. Ma anche quando – è il caso, ad esempio, dei crimini di Jack lo Squartatore o dell’assassinio di John Lennon – il delitto è il semplice prodotto dei tortuosi percorsi mentali del suo autore, esso offre comunque una fotografia interessante di un momento storico, di circostanze che da una vicenda individuale emergono sulla superficie sensibile della pelle di una società, macchie isolate ma significative, che si elevano a sintomi di problemi, disagi, sentimenti che si annidano appena al di sotto, nelle zone d’ombra dove covano il risentimento, la rabbia, l’insoddisfazione, la frustrazione. Ognuno di questi delitti, in qualche modo, ha generato cambiamenti significativi nella storia sociale e nei costumi, non fosse altro che per l’impatto emotivo, se non politico, prodotto nelle coscienze del tempo in cui è stato commesso e anche successivamente. Le emozioni, infatti, anche quelle collettive, giocano un ruolo fondamentale in relazione alla commissione di un delitto di sangue. E non potrebbe essere altrimenti su un tema che si riduce in fondo alla contemplazione del male, alla violazione dell’idea di bene, e che se da un lato porta all’esperienza fondamentale della compassione, dall’altro provoca, anche oggi, fenomeni come il dark tourism, il turismo dell’orrido, e il collezionismo dei murderabilia, oggetti appartenenti a celebri criminali o comunque legati a delitti famosi. Di fronte all’abisso rappresentato dall’uccisione di un uomo da parte di un altro uomo risuona in ciascuno di noi la tragica domanda che Oreste, nella tragedia di Eschilo Le Coefore, pone a se stesso: «ti draso?», «che cosa devo fare?».

Sospesi tra colpa e innocenza, tra esercizio di volontà e tirannia di forze oscure, tra libero arbitrio e predeterminazione, i colpevoli dei crimini qui narrati vorticano nella storia insieme alle loro vittime, trascinati dal turbine di eventi che spesso sfuggono al loro controllo, interpellando sempre la coscienza di tutti noi in merito al dramma dell’uomo e del suo destino, della sua libertà e della sua responsabilità.

L’autrice è curatrice della collana

La serie – Dal 24 dicembre in edicola una nuova iniziativa di Repubblica: la collana Grandi delitti della storia. In totale 26 volumi, ciascuno a 7,99 euro. La serie, curata da Barbara Biscotti, approfondisce i momenti in cui i destini del mondo sono cambiati a partire da delitti eccellenti, che spesso nascondono misteri ancora irrisolti e oggetto di indagine.

Le prime uscite

24 dicembre: John Fitzgerald Kennedy. Il sogno americano nel mirino

31 dicembre: Francesco Ferdinando d’Asburgo. La scintilla che incendiò il mondo

8 gennaio: Cicerone. La voce dell’Italia Now messa a tacere

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