Salti e ribellioni. Londra celebra il surf urbano e la cultura dello skate
Lo skater Mike Vallely nel 1989 (foto Spike Jonze)
Il vento tra i capelli. L’asfalto che pare scorrere rapidamente sotto i piedi. La gioia di completare un nuovo trick, l’acrobazia spettacolare sulla tavola che, solo a vederla, fa battere il cuore. Cadere, rialzarsi, mantenere l’equilibrio, che, a ben pensarci, è una lezione di vita. È riduttivo chiamarlo giocattolo, poiché lo skate, creato negli anni Cinquanta dai surfisti californiani per “surfare” su strada nei giorni di mare piatto, diventa rapidamente simbolo della controcultura e della cultura giovanile urbana e, dal 2021, anche uno sport olimpico.
Un divertimento che riunisce 85 milioni di appassionati. Un fenomeno globale, tanto che il Design Museum di Londra ha organizzato una mostra, Skateboard, che sarà aperta fino al 2 giugno. «Lo skateboard è oggi un prodotto altamente tecnico che si adatta a contesti urbani in continua evoluzione», afferma Tim Marlow, direttore e ceo del museo londinese. In mostra, l’evoluzione del design dello skateboard dagli anni Cinquanta a oggi, «una storia di design, prestazioni e comunità che si sviluppano insieme».
La skater Laura Thornhill nel 1977
Riflettori su oltre cento skate, dai primi modelli rudimentali realizzati avvitando le ruote dei pattini a rotelle a tavole di legno, fino a soluzioni professionali e tecnologicamente avanzate: «Grazie ai molti veterani e collezionisti, abbiamo recuperato esemplari rari e componenti, come ruote, cuscinetti e parti metalliche, che hanno fatto progredire lo stato dell’arte nella produzione e nelle prestazioni dello skateboard», spiega Jonathan Olivares, curatore della mostra, designer e skater. «Gli skate saranno presentati in ordine cronologico insieme a riviste, libri, fotografie e video, che contestualizzano le tavole nel loro periodo». Per otto mesi, il museo di Kensington High Street si trasformerà in un emozionante skatepark: «L’allestimento è realizzato con materiali tipici delle piste, ci sarà una halfpipe, la rampa a “U” accessibile al pubblico».
In alto: a sinistra lo skate di Mike Vallely del 1989, a destra Salva Bevel del 1979; in basso: a sinistra Logan Earth Ski di Laura Thornhill, anni Settanta, il primo modello professionale da donna, a destra Powell Peralta MacGill del 1984 (foto Caleb J. Adams)
Un percorso che attraversa sette decenni di innovazioni: «Mostreremo il primo skateboard prodotto in serie, le ruote in poliuretano, un’invenzione che ha permesso agli skaters di andare più veloci e con maggiore aderenza e stabilità, e il primo modello in legno pressato, divenuto poi il materiale più utilizzato. Tra le innovazioni, il kicktail, cioè l’estremità posteriore della tavola curvata verso l’alto che ha consentito le prime rotazioni; i pig shape, formati sovradimensionati per affrontare più facilmente le halfpipe e le rampe a vasca dette pool; e il modello twin tail, dove il naso, cioè la parte anteriore, e la coda della tavola hanno la stessa forma, per un appoggio uniforme e per cambiare rapidamente direzione».
Lo skate Vision del 1986 (foto Caleb J. Adams)
Negli anni Cinquanta lo skate era un passatempo trasgressivo, una novità, oggi, continua Olivares: «un’attività ludica che rappresenta anche una piattaforma culturale per artisti, designer, fotografi, registi ed editori di riviste che operano in questo settore, e naturalmente per gli skaters e il loro modo di vivere l’ambiente.
Il libro Skateboard di J. Olivares, dal 24 novembre in Italia (Phaidon)
Ci sono molti movimenti sociali uniti dalla passione per lo skate: Unity, un marchio e collettivo di San Francisco, promuove la comunità Lgbtq+ e la rappresentazione queer nel mondo dello skateboarding; Skateistan è un’organizzazione no-profit che sostiene e valorizza i giovani e l’istruzione nei Paesi dove l’accesso allo skate è limitato, come Afghanistan, Cambogia e Sud Africa (la metà degli studenti di Skateistan sono donne); Skatepark Project, che aiuta le comunità svantaggiate a creare parchi pubblici e spazi sicuri per i giovani». Vento tra i capelli, ma sguardo rivolto a un futuro più libero per tutti.