Una mostra al Maxxi di Roma omaggia lo studio Aalto: opere di Alvar e delle mogli Aino e Elissa, compagne di vita e di lavoro
Alvar (1898-1976) ed Elissa Mäkiniemi (1922-1994) durante la costruzione della Maison Carré. I due si sono sposati nel 1952 (foto di Christian Leclerc – The Alvar Aalto Foundation)
«Per discutere di Alvar Aalto, una delle menti più inventive del ventesimo secolo, non è opportuno riferirsi a un eroe isolato, ma piuttosto a un collettivo. Il suo talento non risiede solo nell’aver sviluppato un approccio architettonico straordinario dal punto di vista compositivo, creativo e umano, ma anche nell’aver istituito uno studio che ha sostenuto talenti, in particolare le sue due mogli». È questo, chiarisce l’architetto Joseph Grima, il fondamento della mostra Aalto. Aino Alvar Elissa. La dimensione umana del progetto. In programma al Maxxi di Roma dal 14 dicembre, ha visto la curatela e il progetto di allestimento dello studio Space Caviar, di cui Grima è co-fondatore.
«Alvar Aalto è uno dei nomi più riconosciuti nell’architettura e nel design e porta con sé un insieme di preconcetti, aspettative e immagini che questa mostra intende parzialmente rivedere», afferma. «Primo tra questi, l’idea che lavorasse in solitudine».
Alvar Aalto insieme alla designer e architetto finlandese Aino Aalto (1894-1949), sua prima moglie (foto di Herbert Matter)
Fondato in Finlandia nel 1923, lo studio Aalto ha visto la collaborazione fondamentale di due donne: Aino Marsio, la prima consorte di Alvar, ed Elissa Mäkiniemi, la seconda, che ha sposato dopo la prematura morte di Aino. Entrambe architette, hanno avuto un ruolo cruciale per lo studio, e il Maxxi lo evidenzia fin dal titolo, menzionando tutti e tre. «La mostra intende rivedere l’immagine di Aalto e presentarlo come un eccezionale giocatore di squadra insieme a queste due figure, che con lui hanno segnato la storia dell’architettura.
Lui stesso, geniale e visionario ma anche autoritario, non riconosceva una parità di genere. Tuttavia, viviamo in un’epoca in cui è essenziale riconoscere il contributo delle donne e delle persone in generale, evitando di rafforzare lo stereotipo del genio solitario che genera creatività. Può sembrare ovvio, ma fino ad ora nessuna mostra su Aalto aveva mai menzionato le due donne nel titolo. È un gesto di grande rilevanza, ora più che mai».
I vasi Savoy di Iittala, 1936 (foto di Maija Holma – The Alvar Aalto Foundation)
Dopo il nome dei tre, il titolo della mostra menziona la “dimensione umana del progetto”. Parole che, chiarisce il curatore, si riferiscono a due aspetti fondamentali nella progettualità degli Aalto: il forte legame tra persona e natura e l’aspetto politico delle loro opere. «Hanno prestato attenzione a gruppi sociali, come la classe operaia, gli anziani e i malati, che di solito non vengono considerati nei progetti di grandi opere architettoniche», spiega Grima. «Progetti come il Sanatorio di Paimio, il centro sociale per i lavoratori di Jyväskylä o le abitazioni sociali per gli operai della fabbrica di cellulosa a Sunila: tutti esempi di forte impegno sociale, che dimostrano il loro interesse e coinvolgimento nella dimensione umana».
La poltrona Paimio Chair di Artek, 1932 (foto di Maija Holma – The Alvar Aalto Foundation)
Tutto questo è raccontato nella mostra attraverso manufatti architettonici e di design, presentando undici progetti in ordine cronologico e cinque focus su aspetti specifici dello studio Aalto, dal lavoro con vetro, tessuti e luci all’arredamento per bambini e l’azienda di design Artek, fondata da loro. «Anche il progetto di allestimento», aggiunge Grima, «contribuisce a offrire diverse chiavi di lettura. Ispirato alla Casa sperimentale sull’isola di Muuratsalo – un edificio senza fondamenta che si poggia sulle rocce sottostanti – è stato concepito per non generare rifiuti, utilizzando mattoni assemblati a secco che alla chiusura della mostra saranno restituiti ai produttori per essere riutilizzati nell’edilizia». Per il Maxxi, si tratta di un evento di grande importanza, come spiega Lorenza Baroncelli, direttore Maxxi Architettura. «Oltre a rappresentare un’opportunità per esplorare il lavoro dei celebri architetti finlandesi, questa mostra segna per il museo l’inizio di una riflessione più approfondita sul design. A partire dalla nascita della nuova Collezione di Design del Maxxi, che si focalizzerà in particolare sulla scena contemporanea».