Disabilità e lavoro, un rapporto difficile: quasi sempre part-time, pochi contratti stabili
MILANO – Il legame tra disabilità e occupazione è indubbiamente complicato, come dimostra il rapporto tra il milione di iscritti ai servizi per l’impiego e i soli 36mila che riescono a trovare un lavoro, dei quali solo 10mila lo mantengono oltre un anno.
Questa difficoltà si riflette anche in ulteriori dati, raccolti in un dossier elaborato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in collaborazione con l’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas). Sebbene ci siano progressi, tra le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo idonee al lavoro, solo il 40% risulta impiegato, mentre il 30% è in cerca di un’occupazione.
Le evidenze ottenute da 500 famiglie indicano che sono principalmente le mansioni manuali e artigianali a fornire maggiori opportunità lavorative. I settori più favorevoli risultano il turismo (25%) e il commercio (20%). Le competenze potenziali sono comunque elevate, dato il livello di istruzione medio-alto: il 43% possiede un diploma e il 15% una laurea.
Per migliorare l’inclusione, metà delle famiglie ritiene necessarie figure specializzate per gestirla: in particolare, il “Disability manager”. Questo dato è in linea con quanto rilevato dall’Agenzia Nazionale disabilità e lavoro.
L’impegno, però, è necessario a tutto tondo, poiché le richieste delle famiglie spaziano da un incremento dei servizi di collocamento (il 55,3% utilizza servizi pubblici e privati dedicati al collocamento, che nel 64% dei casi sono gratuiti, ma nel 20% a carico della famiglia) all’esplorazione di forme contrattuali personalizzate. Anche questo rappresenta, d’altra parte, un problema: solo il 28,5% degli occupati dispone di un contratto a tempo indeterminato, mentre il 13% ha un contratto a termine e il 30,8% è coinvolto in un tirocinio. Inoltre, l’orario di lavoro evidenzia una situazione complessa: il 95% svolge attività part-time, nel 55% dei casi per scelta personale, mentre nel 40% dei casi per richiesta dell’azienda. Tra coloro che cercano un lavoro, il 55,3% si avvale dei servizi pubblici e privati dedicati al collocamento, che nel 64% dei casi sono gratuiti, ma nel 20% a carico della famiglia.
Secondo Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, “purtroppo, ancora oggi, le persone con disabilità e le loro famiglie affrontano un cammino pieno di ostacoli per riuscire a entrare nel mondo del lavoro, e la situazione risulta spesso più grave per le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, le cui abilità sono soggette a pregiudizi e stereotipi”. “C’è ancora molta strada da percorrere per assicurare un accesso equo e dignitoso al lavoro per le persone con disabilità”, aggiunge il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, il quale sottolinea che “è cruciale rafforzare le politiche attive anche attraverso i nuovi strumenti digitali introdotti nel contesto del collocamento. Potenziare i servizi dedicati e promuovere una maggiore consapevolezza delle diverse forme di disabilità deve essere un impegno condiviso da tutti, incluse le imprese e il settore professionale, per creare ambienti di lavoro ancora più inclusivi e capaci di valorizzare le competenze di ciascuno”.