Perché le trasferte dei Metalmeccanici in Serbia (di 5 mesi) sono una presa in giro
Per l’Alleanza Verdi e Sinistra non sussistono dubbi: i trasferimenti proposti da Stellantis ai lavoratori italiani in Serbia sono “un inganno”.
“Il lavoro esiste – affermano Marco Grimaldi e Alice Ravinale – ma invece di potenziare gli stabilimenti italiani, lo si trasferisce all’estero. A Mirafiori la cassa integrazione perdura da 18 anni, a Termoli è stata attivata la solidarietà fino al 2026, e ora si richiedono valigie pronte per la Serbia”.
Una contestazione che delinea con forza il controsenso: fabbriche inattive in Italia, mentre all’estero si investe e si produce attivamente.
Trasferimenti a Kragujevac: fino a cinque mesi distanti da casa
La proposta concerne principalmente gli stabilimenti di Mirafiori (Torino) e Pomigliano d’Arco (Napoli), ma anche Termoli, dove iniziative analoghe erano già state collaudate.
Si parla di trasferimenti a Kragujevac, dove viene realizzata la Fiat Grande Panda elettrica. L’azienda le presenta come un’opportunità per chi è in cassa integrazione in Italia: fino a cinque mesi di impiego, con un primo ritorno dopo 45 giorni, indennità di circa 70 euro al giorno, costi di viaggio coperti e un’auto a noleggio in condivisione.
Una formula che, secondo la FIOM, “non apporta soluzioni, poiché necessitano modelli in produzione qui”, e che per la UILM è l’ennesima strategia per “sollecitare gli operai a trasferirsi volontariamente, anziché riportare lavoro nelle fabbriche inattive”.
In sintesi, per i sindacati è un segnale inequivocabile di disimpegno in Italia, accentuato dai numeri: nel 2024 in Italia Stellantis ha fabbricato circa 500mila autoveicoli, la metà del traguardo previsto per il 2030, e nei primi sei mesi del 2025 le unità si attestano a 221.885.
Filosa e Imparato tra promesse e confessioni
Mentre il malcontento aumenta, dai vertici giungono comunicazioni differenti.
“È stato un incontro sereno, dobbiamo collaborare“, ha affermato l’ad Antonio Filosa dopo l’incontro con il ministro Urso. Parole di circostanza che non fanno chiarezza sul futuro degli stabilimenti italiani.
Più esplicito il responsabile Europa Jean-Philippe Imparato, che al Salone di Monaco ha riconosciuto: “Gli obiettivi UE al 2030 e 2035 non sono più perseguibili, e il piano Dare Forward dovrà subire modifiche”. In altre parole: la fine dei motori a combustione interna va rimandata.
Proprio questo insieme di promesse vaghe e ammissioni di difficoltà alimenta le contestazioni di AVS e dei sindacati: secondo loro, i trasferimenti in Serbia non sono un’occasione, ma la prova che Stellantis non possiede un progetto definito per gli stabilimenti italiani.