Poveri o a rischio per l’IA quanti fronti per i lavoratori Ue

Poveri o a rischio per l’IA quanti fronti per i lavoratori Ue 1

Otto, cinquanta e settanta. Non sono numeri di una lotteria. Bensì tre valori numerici che chiariscono la condizione attuale e potenziale del contesto lavorativo europeo. Certamente non favorevoli. Secondo i dati elaborati dalla Commissione Europea, infatti, l’otto percento dei lavoratori del continente percepisce uno stipendio insufficiente a soddisfare le necessità vitali basilari. Si tratta di individui con regolari contratti, con rapporti di lavoro concreti e che, nonostante ciò, ottengono una remunerazione che non consente loro di vivere dignitosamente. In termini assoluti, parliamo di 16 milioni di persone. Per fornire un esempio tangibile: l’equivalente dell’intera popolazione di Lombardia e Lazio. E di questi sedici milioni, oltre due si trovano sul suolo italiano.

A questa cifra va aggiunto un secondo dato: cinquanta milioni di europei risultano inattivi. Vale a dire, disoccupati o mai entrati nel mondo del lavoro. Rappresentano il dieci per cento dell’intera popolazione comunitaria. Queste due cifre, da sole, rendono evidente l’urgenza che l’Unione Europea deve affrontare a livello sociale ed economico. Il lavoro è diventato un punto cruciale e una sfida esistenziale per questa porzione del pianeta.

Ma esiste anche un terzo indicatore: settanta. Che forse rappresenta il dato più preoccupante in prospettiva e quello che suscita maggiore timore. Le cui ripercussioni sono al momento incalcolabili e le possibili misure correttive altrettanto sconosciute. Stando alle indagini realizzate dai centri studi europei, il settanta percento dei lavori sarà influenzato dall’intelligenza artificiale. Ovvero, verrà trasformato o eliminato dall’IA. E questa sarà la vera trasformazione da affrontare, in cui a farne le spese saranno proprio i lavoratori con meno competenze e coloro che non riusciranno a riqualificarsi. Un avvertimento per l’intera leadership europea.

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