730/2026: Per Molti Docenti e ATA Arriva il Conto da Pagare (960 Euro)
Le recenti modifiche fiscali implementate nei modelli 730, Dichiarazione dei Redditi delle Persone Fisiche e Certificazione Unica del 2026 lasciano presagire una riduzione della pressione fiscale sui guadagni derivanti da impiego. Tuttavia, dietro le comunicazioni su bonus, deduzioni e importi “non tassabili”, si cela una situazione più articolata: non tutti i lavoratori potranno realmente usufruire delle nuove disposizioni, e per alcuni il momento della dichiarazione dei redditi potrebbe trasformarsi in una sorpresa sgradita.
Il fulcro della riforma è palese: un ammontare fino a 960 euro escluso dal calcolo dell’imponibile per coloro che percepiscono fino a 20mila euro e una nuova agevolazione Irpef per le entrate comprese tra 20mila e 40mila euro. Comunque, la modalità con cui tali misure sono state applicate – direttamente dai datori di lavoro durante il corso del 2025 – rivela lacune manifeste, specialmente per chi ha avuto rapporti di lavoro non continuativi.
Il perno della riforma: fino a 960 euro e nuova agevolazione Irpef
La misura più reclamizzata interessa i lavoratori con guadagni totali fino a 20mila euro, ai quali viene accordato un importo variabile, fino a un massimo di 960 euro, che non incide sulla determinazione del reddito imponibile. Non si tratta di una deduzione né di un credito d’imposta: è una somma che rimane interamente al di fuori dell’Irpef.
In aggiunta a questa misura, per i lavoratori dipendenti con entrate tra 20mila e 40mila euro, viene introdotta una nuova detrazione dall’imposta lorda, ideata per mitigare il carico fiscale nella fascia medio-bassa e rendere più graduale la progressività dell’imposta.
Dal punto di vista teorico, l’impostazione appare coerente: supportare il lavoro dipendente e ristabilire il potere d’acquisto. In pratica, però, affiorano diverse criticità.
Misure già messe in atto in busta paga: perché il Modello 730 diventa fondamentale
Un aspetto sovente trascurato – ma cruciale – è che questi provvedimenti non emergono nel 730 2026, bensì sono stati già attribuiti dai datori di lavoro nel corso del 2025, come stabilito dalla legge di bilancio.
Ciò implica che:
- il lavoratore ha già percepito il beneficio mensilmente;
- il 730 o il Redditi Pf non erogano il bonus, ma verificano se quanto ricevuto era effettivamente dovuto.
La dichiarazione dei redditi si configura quindi come un momento di assestamento finale. Se il reddito complessivo supera le soglie previste o se il beneficio è stato concesso più volte, l’Agenzia delle Entrate richiede la restituzione degli importi.
Ed è qui che il sistema mostra le sue debolezze.
Il caso dei precari della scuola: doppia CU, doppio beneficio, doppio problema
La categoria più vulnerabile è quella dei precari della scuola, che rappresenta uno degli esempi più lampanti di come il fisco continui a essere strutturato su un modello di occupazione stabile che non sussiste più.
Molti supplenti si ritrovano con due Certificazioni Uniche:
- una rilasciata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per i contratti di supplenza;
- una dall’INPS per NASpI (qualora richiesta).
Entrambi i soggetti, operando come sostituti d’imposta autonomi, potrebbero aver applicato le agevolazioni fiscali come se fossero l’unico datore di lavoro, riconoscendo:
- due volte la somma fino a 960 euro;
- oppure la detrazione per i redditi tra 20mila e 40mila euro.
L’esito si manifesta solo in dichiarazione: il reddito complessivo viene ricalcolato e il beneficio “raddoppiato” si trasforma in un onere fiscale. Non per colpa del contribuente, ma per un meccanismo automatico che non comunica tra sostituti d’imposta.
Per molti precari, ciò si traduce in centinaia di euro da restituire, proprio nel momento in cui il 730 dovrebbe offrire un rimborso o una sistemazione dei conti.
Una riforma che avvantaggia i dipendenti “stabili” e svantaggia i discontinui
Il problema non risiede nella misura in sé, ma nella sua implementazione. Il sistema funziona bene per chi ha:
- un solo datore di lavoro;
- un reddito costante;
- una CU unica.
Funziona molto meno – o per niente – per chi vive di:
- contratti a termine;
- supplenze;
- periodi di lavoro alternati a disoccupazione.
In questi casi, il beneficio anticipato diviene un’apparenza temporanea, seguita da una richiesta di restituzione che incide su bilanci familiari già instabili. È una contraddizione evidente per una riforma che dichiara di voler sostenere i redditi più bassi.
Modello 730 e CU 2026: cosa devono realmente attendersi i contribuenti
La campagna dichiarativa del 2026 non sarà una mera formalità. Per molti lavoratori sarà il momento in cui appurare se gli importi incassati nel 2025 erano effettivamente dovuti.
In particolare, dovranno prestare la massima attenzione:
- i lavoratori con più CU;
- i precari della scuola;
- chi ha percepito NASpI o altri sostegni INPS;
- chi ha cambiato più datori di lavoro nello stesso anno.
Il rischio non è perdere un vantaggio futuro, ma dover rendere un vantaggio già usufruito.
Tabella riassuntiva: benefici e criticità delle novità 2026
