Giorgia Meloni al TG La7: “Salari cresciuti grazie al Governo”. Ma Commette un Grave Errore
Durante l’edizione della sera del TG La7, presentata da Enrico Mentana, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a un quesito del direttore riguardo la questione dei salari italiani, giudicati da tutti gli esperti internazionali eccessivamente modesti rispetto all’Europa e spesso inadeguati a stare al passo con l’aumento dei prezzi. I lavoratori stessi ne sono pienamente consapevoli.
Qui di seguito il testo completo delle dichiarazioni di Giorgia Meloni a riguardo:
“Il bilancio… si poteva fare di più? Esiste una prospettiva? Ascolti, avendo più risorse è ovvio che si sarebbe potuto fare di più, ma nello stesso anno in cui realizzo una legge di bilancio del valore di 18,7 miliardi di euro, ne spendo 40 miliardi per il Superbonus.
E quindi, in assenza di risorse, quelle poche risorse comunque io le ho indirizzate verso i salari, perché l’opposizione si accorge del problema solo ora.
Ma lei fa notare che il calo dell’8,8% dal 2021 si è verificato in gran parte nel ’21-’22, durante il picco eccezionale dell’inflazione, se lo ricorda.
Successivamente, a partire dal 2023, quando era già in carica questo Governo, i salari hanno ricominciato a salire più dell’inflazione. Nel 2024 sono aumentati del 2% e questa è una prima precisazione da fare.
La seconda precisazione da fare, direttore, è che quando l’Istat calcola il salario reale, lo fa sul salario lordo. Le iniziative che abbiamo intrapreso — il taglio del cuneo fiscale, l’unificazione delle aliquote, il fringe benefit, la defiscalizzazione dei premi di produttività — hanno un impatto sul netto.
Nel calcolo che l’Istat effettua sulla situazione reale dei salari non vengono considerate queste misure che abbiamo attuato. La realtà è alquanto diversa da queste statistiche.
È un compito che abbiamo ripreso noi, che abbiamo concentrato la maggior parte delle risorse disponibili proprio sulla tutela del potere d’acquisto dei cittadini e sull’incremento dei salari.
Perché se avessimo atteso l’attuale opposizione…
La precisazione doverosa: gli stipendi sono aumentati principalmente grazie ai rinnovi dei contratti collettivi
Il Presidente del Consiglio ha quindi affermato che, a partire dal 2023, i salari sarebbero tornati a crescere “più dell’inflazione” grazie alle misure implementate dal Governo sul cuneo fiscale, sulla defiscalizzazione dei premi e sui fringe benefit.
Tuttavia, per completezza di informazione, è opportuno ricordare un aspetto fondamentale della dinamica salariale italiana: gli incrementi degli ultimi anni derivano soprattutto dal periodo dei rinnovi dei contratti collettivi di lavoro, che tra il 2022 e il 2024 hanno riguardato: industria, commercio, artigianato, cooperazione, agricoltura.
Quasi tutti i principali CCNL sono stati rinnovati, spesso dopo anni di blocco (come nel Commercio, Turismo, Servizi). È proprio la contrattazione sindacale – ovvero gli accordi sottoscritti tra associazioni di datori di lavoro e sindacati – ad aver generato aumenti tabellari considerevoli, che influiscono direttamente sulla retribuzione dei lavoratori.
Un grave errore istituzionale, per la Meloni – Presidente del Consiglio – , tralasciare sul piano della comunicazione che nel nostro Paese sono gli accordi firmati dalle rappresentanze delle imprese e dai sindacati dei lavoratori a far crescere gli stipendi. Quella che viene definita “contrattazione collettiva”.
In altre parole:
➡️ Gli aumenti salariali non dipendono solamente dalle misure fiscali del Governo, che hanno un effetto sul netto;
➡️ La componente essenziale degli incrementi è strutturale e proviene dai nuovi contratti collettivi, che stabiliscono nuovi minimi e adeguamenti al costo della vita.