Il 30% degli italiani oggi non direbbe no al fascismo

Il 30% degli italiani oggi non direbbe no al fascismo 1

Il dato del Rapporto Gli italiani e lo Stato, redatto da La Polis-Università di Urbino in collaborazione con Demos e Avviso pubblico

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Qual è la forza della resistenza alla democrazia nell’Italia del 2025? Il Rapporto realizzato da LaPolis-Università di Urbino Carlo Bo, insieme a Demos e Avviso pubblico, indica che una persona su cinque mostra un consenso sociale verso soluzioni autoritarie, comprese quelle che richiamano esplicitamente l’esperienza del fascismo. Questo fenomeno si estende a circa un terzo della popolazione se consideriamo anche gli indecisi di fronte alla scelta tra democrazia e autoritarismo. Mentre l’esperienza del Covid ci aveva uniti attorno alle istituzioni, la percentuale di persone soddisfatte del funzionamento della democrazia è tornata, negli ultimi tre anni, ai livelli precedenti alla pandemia. Attualmente, come un anno fa, si attesta poco sotto il 40%. Questo segna un segnale di un perdurante disincanto, interrotto, o meglio “sospeso”, solo dall’emergenza. La porzione di chi sostiene l’idea, resa celebre da Winston , che nonostante tutti i suoi limiti, la democrazia sia comunque preferibile rispetto alle “alternative”, è rimasta costante nel tempo, superando i due terzi della popolazione (67%). È nel restante “terzo” che è aumentata la percentuale di coloro che considerano preferibile, almeno in alcune circostanze, un regime autoritario: dal 14% del 2015 al 23% odierno. Questa percentuale è aumentata a discapito di coloro che, fino a dieci anni fa, si dichiaravano indifferenti riguardo alla scelta tra vari tipi di regime, e oggi sembrano essersi radicalizzati.

Ciò che non conoscevamo con precisione è il significato che gli intervistati attribuiscono a quel termine: autoritarismo. Per questo motivo, la nuova indagine ha esplorato le rispetto a un’esperienza concreta, quella del fascismo. I risultati mostrano misure praticamente sovrapponibili. Gli aperti nostalgici rappresentano l’8%: per loro, un ritorno al “ventennio” sarebbe la “migliore soluzione possibile” per l’Italia. Si aggiunge un 14% di chi considera il fascismo una “buona soluzione, per un breve periodo”. Sommandole, queste due componenti raggiungono il 22%. A queste si aggiunge, anche in questo caso, un 8% di indifferenti. Non si tratta delle fasce più anziane della popolazione che, anzi, forse a causa della vicinanza anagrafica e della memoria storica, sono tra le meno allineate con questa opinione.

Le aperture in questo senso, infatti, aumentano soprattutto nelle fasce centrali di età. Tra i 30 e i 55 anni, i giudizi favorevoli sul fascismo salgono a oltre un terzo degli intervistati. E aumentano notevolmente tra chi si identifica con la destra (62%): va però sottolineata, a questo proposito, la netta distinzione, all’interno della stessa area politica, tra chi si colloca a centro-destra (29%). Sorprendentemente trasversale rispetto a questi gruppi – sebbene più accentuata tra coloro che esprimono una più convinta adesione ai valori democratici – è l’idea che, comunque, la democrazia italiana, nel recente passato, abbia subito un processo di deterioramento. Il 58% delle persone intervistate dal sondaggio condivide questa opinione.

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