“L’Italia chiamò. Sì”. Niente più grido finale: cambia l’inno di Mameli per volere del Quirinale
Il provvedimento è contenuto in un decreto presidenziale datato 15 marzo scorso, redatto su iniziativa della presidente del Consiglio Meloni. La decisione ha suscitato l’irritazione dello Stato Maggiore della Difesa.
“L’Italia chiamò. Sì”. Anzi, no. Durante le cerimonie ufficiali militari, sarà vietato pronunciare il famoso finale con il “Sì” dell’inno nazionale di Goffredo Mameli, Il canto degli italiani. Questa regola è stata stabilita in un decreto presidenziale del 15 marzo, formulato su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e reso pubblico nella Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025. Ciò ha scatenato l’irritazione dello Stato Maggiore della Difesa, che, in un documento datato 2 dicembre, chiarisce che durante eventi istituzionali e manifestazioni militari in cui l’inno è eseguito nella sua versione cantata, l’ultimo grido dovrà essere omesso. L’ordine è stato comunicato a tutti i comandi, dalla Finanza all’Esercito, con la richiesta di garantire “la scrupolosa osservanza”.
Le motivazioni del divieto
Il decreto del 14 marzo 2025, proposto dal governo Meloni e firmato dal presidente della Repubblica, come riportato da Il Fatto quotidiano, si riferirebbe al “testo originale” di Goffredo Mameli. Nel manoscritto autografo del 1847, custodito presso il Museo del Risorgimento di Torino, Mameli non incluse il “Sì”. Lo spartito musicale originale di Michele Novaro – quello utilizzato – riporta invece l’esclamazione finale. Un’aggiunta specifica giustificata dal compositore e patriota italiano con l’intento di concludere con “un grido supremo, il quale è un giuramento e un grido di guerra”.
Sul sito del Quirinale, è stata selezionata l’esecuzione del 1971 cantata dal tenore Mario Del Monaco, dove dopo i versi “siam pronti alla morte/l’Italia chiamò” segue solo musica, senza il grido finale.
La storia dell’inno nazionale italiano
Il Canto degli Italiani fu composto nel 1847 a Genova dal poeta patriota Goffredo Mameli, che morì a soli 21 anni mentre difendeva la Repubblica Romana nel 1849, e musicato da Novaro. Considerato troppo repubblicano per essere l’inno durante il Regno dei Savoia, che preferirono la Marcia Reale, venne adottato come inno provvisorio nel 1946, all’atto della nascita della Repubblica. Nel 2017, una legge gli conferì finalmente lo status ufficiale.