Nuovo Servizio Militare, Come Vivono e Lavorano i Riservisti e Cosa Cambierà in Italia
L’abbozzo di legge che il ministro Guido Crosetto intende presentare al Consiglio dei ministri si prefigge di costituire una riserva su base volontaria di all’incirca 10.000 figure professionali da impiegare in situazioni di crisi, aggressioni informatiche, urgenze o necessità tecniche delle Forze Armate. Una compagine agile, non vincolante, che aggrega specialisti — ex militari, esperti digitali, dottori, progettisti, conoscitori di logistica — in un serbatoio utilizzabile quando occorre, senza prelevarli dal loro impegno professionale civile durante il resto dell’anno.
Per capire come potrebbe agire il modello italiano, è opportuno esaminare i sistemi a cui Crosetto si ispira: Germania e Francia. E soprattutto comprendere cosa accade al rapporto di lavoro del riservista nel momento in cui viene richiamato.
Cosa fanno i riservisti tedeschi e francesi quando non sono in servizio
In Germania, i riservisti della Bundeswehr operano a tempo pieno nel contesto civile, sia pubblico che privato. Sono lavoratori autonomi, periti informatici, ingegneri, personale sanitario, funzionari pubblici, liberi professionisti. In breve, conducono una routine lavorativa normale fino al momento della chiamata.
Le chiamate si verificano per alcuni giorni o settimane all’anno, pianificate o impreviste. Quando si attiva la convocazione, il dipendente sospende temporaneamente la propria attività e lo Stato interviene nella retribuzione. La posizione è salvaguardata per legge: nessuna sanzione, nessuna possibilità di provvedimenti disciplinari, nessun declassamento al rientro.
In Francia, la Réserve opérationnelle è ancora più elastica. I riservisti lavorano abitualmente come dipendenti, operatori sanitari, studenti, tecnici, specialisti dell’industria e dei servizi. Offrono da 5 a 30 giorni annuali al servizio, con chiamate sempre su base volontaria. Anche qui il datore non può rifiutare, e il contratto di lavoro civile è semplicemente interrotto per il periodo necessario.
Questi due schemi hanno un elemento chiave: il riservista è un professionista civile per la maggior parte dell’anno; l’aspetto militare rimane occasionale, disciplinato e garantito.
Come agirà in Italia: rapporto di lavoro, interruzione, compenso e garanzie
Il disegno di legge italiano dovrà fissare norme molto simili. Gli elementi giuslavoristici previsti sono:
1. Sospensione temporanea del contratto di lavoro civile.
Il riservista, quando richiamato per formazione o emergenza, arresta l’attività lavorativa senza perdere anzianità di servizio, diritti o livello. Il rapporto rimane “congelato” fino alla fine del servizio.
2. Divieto di licenziamento o sanzione.
Il datore di lavoro non potrà opporsi alla chiamata né prendere misure punitive. Si tratta di una protezione già presente nei modelli europei, destinata a essere replicata.
3. Stipendio sostitutivo pagato dallo Stato.
Durante i giorni di servizio, la Difesa corrisponderà indennità, retribuzione giornaliera e contribuzione, assicurando una copertura economica completa.
4. Avviso preventivo salvo emergenze.
Per le esercitazioni periodiche è previsto un preavviso adeguato per permettere alle imprese di organizzarsi. In caso di calamità o attacchi informatici la chiamata può essere immediata, ma sempre con protezione del lavoratore.
5. Ritorno automatico al posto di lavoro.
Terminato il servizio, il riservista riprende la sua abituale attività senza modifiche di ruolo, salario o condizioni contrattuali.
Il modello italiano, pertanto, non contempla riservisti “fissi” nella Difesa: prevede professionisti civili che diventano risorsa dello Stato solo quando è indispensabile, senza rinunciare al proprio impiego e con un sistema di garanzie giuridiche che il ddl definirà in modo preciso.