Servizi e istituzioni: cala la fiducia in scuola e sanità. Bene capo dello stato e forze dell’ordine

È quanto risulta dalla 28° edizione dell’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, realizzato da LaPolis-Università di Urbino Carlo Bo in collaborazione con Demos e Avviso pubblico.

Il declino del prestigio degli italiani, che scendono nella scala sociale, alimenta la sfiducia verso le istituzioni e l’insoddisfazione nei confronti dei servizi pubblici. Questo è uno dei punti che emerge dalla 28° edizione dell’Osservatorio “Gli italiani e lo Stato”, redatto da LaPolis-Università di Urbino Carlo Bo con Demos e Avviso pubblico. In merito ai servizi pubblici, la ricerca conferma la tendenza degli ultimi anni: la scuola, la sanità e i trasporti non riescono a recuperare la soddisfazione di un tempo. La scuola, con una valutazione del 38%, mostra un calo nelle degli italiani. I servizi di trasporto e salute pubblica ricevono giudizi positivi ancora più bassi: 28% e 27%. Riguardo alla fiducia nelle istituzioni, si osserva una classifica già nota: Forze dell’Ordine e il presidente Mattarella si collocano in alto, a testimoniare la richiesta di sicurezza e unità . Al contrario, le istituzioni politiche come il Parlamento e i partiti occupano gli ultimi posti della classifica, insieme a banche e organizzazioni imprenditoriali e sindacali. Anche l’Unione Europea e la magistratura perdono qualche punto, rimanendo al centro della graduatoria e del dibattito politico.

XIV ottiene il consenso di quasi la metà degli italiani (48%), ma non riesce, almeno per il momento, a raggiungere i livelli di . La Chiesa, invece, segna un incremento di 6 punti percentuali, raggiungendo il 39%. È interessante notare la percezione di classe. Negli ultimi 20 anni, la percentuale di italiani che si sentono parte del segmento sociale più basso è aumentata dal 39% al 47%. Contestualmente, il ceto medio si è ridotto; la soglia della metà dei cittadini è stata superata al ribasso, passando dal 53% al 48%. Rimane esigua la porzione di chi si considera parte del ceto superiore (4%). Non si tratta di un cambiamento radicale nella percezione di classe degli italiani, ma il dato riflette l’idea di un ascensore sociale stagnante. Di conseguenza, si manifesta un diffuso sentimento di frustrazione rispetto alle aspettative dei cittadini. Infatti, il 39% degli italiani percepisce il proprio status socioeconomico in declino, un dato che corrisponde a quello di 20 anni fa. Tuttavia, la percentuale di chi ritiene di aver migliorato la propria condizione sociale è scesa dal 23% del 2006 al 14% attuale. La stabilità della condizione economica è al 47% (rispetto al 36% precedente).

All’interno delle diverse classi sociali (percepite) si registrano valutazioni distintive. Tra coloro che si identificano con il ceto popolare, il 49% afferma di essere in declino (+5 punti rispetto al 2006), il 31% del ceto medio e il 25% di quello superiore. Questo è collegato alla fiducia nello Stato, che si attesta al 30%. Questo dato sale al 45% tra gli italiani che ritengono di aver migliorato la propria condizione socioeconomica, ma scende al 23% tra coloro che pensano di essere scivolati nella scala sociale. In altre parole, le misure di protezione sociale a favore dei cittadini con meno risorse diventano fondamentali per l’intera comunità nazionale. Le difficoltà vissute e l’incertezza verso il futuro si riflettono, di fatto, sulla concezione del pubblico e sulla fiducia riposta nello Stato.

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