Tassa sui Pacchi da 2 Euro: Nuova Stangata su Spedizioni e Regali degli Italiani
All’interno della legge di Bilancio attualmente in discussione in Parlamento, è emersa una disposizione destinata a suscitare dibattito tra consumatori, operatori logistici ed e-commerce.
Si tratta di un contributo fisso di 2 euro su ogni microspedizione, presentato ufficialmente come un modo per coprire le spese amministrative, ma, in realtà, concepito per generare entrate. Questa proposta non si limita ai pacchi importati dall’estero, ma – per motivi legali legati al diritto europeo – è destinata a includere anche le spedizioni nazionali e intra-UE.
Chi ha proposto la misura e perché è stata introdotta nella Manovra
Questa misura non scaturisce da un’iniziativa isolata, bensì da un emendamento alla legge di Bilancio presentato in Parlamento nell’ambito del pacchetto di modifiche della maggioranza. L’emendamento è sostenuto da senatori di Fratelli d’Italia – tra cui Matteo Gelmetti, Russo, Nocco, Ambrogio e Mennuni – ed è politicamente legato all’azione del Governo, che lo ha inserito nel contesto della Manovra.
Il contesto è chiaro: trovare risorse aggiuntive senza modificare direttamente le tasse tradizionali. Il settore scelto è quello delle spedizioni a basso valore, aumentate in modo esponenziale con la crescita del commercio online. Si tratta di un’ampia platea, frammentata e quindi politicamente “debole”, composta principalmente da clienti dell’e-commerce e consumatori finali.
Una misura concepita per generare entrate dal commercio online
Sotto il profilo sostanziale, il contributo di 2 euro appare come un prelievo generalizzato sulle microspedizioni, in particolare quelle con valore dichiarato fino a 150 euro. Questa fascia di valore coincide con la maggior parte degli acquisti online, soprattutto su piattaforme digitali e marketplace internazionali. Saranno interessati commercianti e piccoli consumatori, in particolare coloro che hanno sviluppato l’abitudine di fare regali acquistando online su siti come Amazon, Eprice, Zalando, ecc.. Pertanto, su ogni acquisto, oltre al costo del prodotto, gli acquirenti dovranno tenere conto delle spese di spedizione e della tassa “Meloni” di 2 euro.
La finalità ufficiale è quella di coprire i costi amministrativi associati ai controlli e agli adempimenti. Tuttavia, la struttura della norma e la sua collocazione nella Manovra indicano chiaramente che l’obiettivo è aumentare le entrate, trasferendo il costo direttamente sui clienti delle spedizioni. In altre parole, una tassa indiretta sui consumi digitali, destinata a incidere su milioni di transazioni.
Perché il contributo verrà esteso anche alle spedizioni italiane
Qui si trova uno dei punti più problematici. L’idea iniziale era quella di colpire principalmente le spedizioni provenienti da Paesi extra-UE, considerate una concorrenza sleale per il commercio tradizionale. Tuttavia, una misura applicata esclusivamente agli arrivi da Paesi terzi presenterebbe un enorme problema giuridico.
Le politiche doganali e i dazi rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione europea. Un contributo nazionale applicato solo alle merci extra-UE rischierebbe di configurarsi, di fatto, come un dazio mascherato, aprendo la strada a una procedura di infrazione. Per evitare questo scenario, l’emendamento è stato progettato per estendere il contributo a tutte le spedizioni, comprese quelle che partono e arrivano in Italia o all’interno dell’Unione.
Il risultato è paradossale ma giuridicamente necessario: una misura concepita per colpire principalmente le importazioni extra-UE finisce per gravare anche sul mercato interno, penalizzando spedizioni nazionali e intra-europee.
Funzionamento tecnico e le critiche di Confetra
Il contributo viene riscosso dagli operatori della logistica o dai soggetti che gestiscono la spedizione, e successivamente versato all’erario.
Proprio su questo aspetto si concentra la critica delle organizzazioni di settore. Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, ha manifestato una netta opposizione alla misura. Secondo l’associazione, il contributo rischia di ostacolare i consumi, aumentare i costi amministrativi per gli operatori e colpire indiscriminatamente anche le spedizioni interne, senza distinguere tra importazioni massive e commercio nazionale.
Inoltre, Confetra evidenzia come l’introduzione di un costo fisso su ogni pacco possa avere effetti regressivi, influenzando maggiormente i piccoli acquisti e i consumatori a basso reddito, oltre a complicare ulteriormente la gestione operativa delle spedizioni.