Cuffie Bluetooth Nothing Ear (3): il design convince, il Super Mic meno

Cuffie Bluetooth Nothing Ear (3): il design convince, il Super Mic meno 1

Le Nothing Ear (3) costano 179 euro, un prezzo che le colloca nella fascia medio-alta del mercato 

Il mercato degli auricolari bluetooth true wireless, emerso con gli AirPods di Apple nel 2016, è attualmente saturo e diventa sempre più complesso differenziare un modello dall’altro. A parte alcune peculiarità nel design, applicazioni con funzionalità in più o in meno, il fattore decisivo è la qualità sonora, che può variare. Recentemente, ci sono state alcune novità, a dire il vero: da Xiaomi è arrivata la connessione wi-fi per l’audio lossless (le Xiaomi Buds 5 Pro, presentate all’ultimo Mobile World Congress). Da Motorola e Huawei, con modelli open-ear che si appoggiano all’orecchio (anche Sony aveva proposto qualcosa del genere qualche anno fa, seppur con meno stile). Da Apple, con sensori per il battito cardiaco integrato (gli AirPods Pro 3, che abbiamo testato qui). C’è chi, invece di migliorare gli auricolari, ha focalizzato l’attenzione sulla custodia: prima JBL, con le Tour, ora Nothing, con le Ear (3).

Cuffie Bluetooth Nothing Ear (3): il design convince, il Super Mic meno1

La custodia diventa un microfono portatile, eliminando la necessità di estrarre gli auricolari dall’astuccio 

Contraddizioni

Le Ear (3) si allineano perfettamente con il linguaggio estetico dei precedenti modelli di Nothing e si riconoscono immediatamente per il loro design trasparente, arricchito questa volta da dettagli in metallo. La custodia, realizzata in alluminio riciclato, è leggera e resistente, con un livello di qualità costruttiva superiore rispetto alle generazioni passate. Questo perché la vera innovazione degli auricolari anglo-cinesi risiede nella custodia. Si chiama Super Mic ed è dotata di un doppio microfono con tecnologia di filtraggio ambientale, che dovrebbe attenuare il rumore esterno fino a 45 dB. Si attiva tramite il pulsante fisico “Talk” presente sulla custodia: in questo modo, è possibile rispondere a una chiamata o registrare un memo vocale senza indossare gli auricolari. Le registrazioni vengono sincronizzate su Essential Space e trascritte automaticamente, a condizione di utilizzare un dispositivo con Nothing OS.

Così la custodia si trasforma in un microfono portatile, sempre a portata di mano, eliminando la necessità di estrarre gli auricolari dall’astuccio. Sulla carta, è una soluzione ideale sia per la produttività (pensiamo ai creator), sia per rispondere a chiamate in ambienti rumorosi senza dover tirare fuori il telefono. Prima di esaminare i risultati, evidenziamo alcune contraddizioni concettuali: per un content creator, indossare cuffie bluetooth consente di non coprire la bocca e mantenere le mani libere mentre parla, e con il Super Mic questi vantaggi sono evidentemente compromessi. Per chi invece risponde a una chiamata in un luogo affollato e deve parlare a bassa voce, la soluzione migliore per farsi sentire rimane sempre il microfono del telefono.

Il Super Mic, nonostante tutto, ci appare come una buona idea, ma nella pratica i risultati non sono così soddisfacenti. In ambienti silenziosi, la voce viene captata chiaramente, anche se con una resa più piatta e meno naturale rispetto ai microfoni degli auricolari. Il Super Mic potrebbe rivelarsi un valido sostituto del vivavoce del telefono in situazioni in cui ci sono più persone che parlano contemporaneamente, ma in realtà la qualità audio percepita da chi ascolta non sembra essere migliore. Potremmo ipotizzare un caso d’uso specifico: una lezione o una conferenza, con la custodia delle Ear (3) utilizzata come microfono remoto, posizionata vicino a chi parla, mentre ci si trova a distanza tra il pubblico. In questo modo, la qualità della registrazione sarebbe migliore rispetto a quella effettuata tra il pubblico, e non ci sarebbe il rischio di dimenticare il telefono o di vederlo sparire per altri motivi.

Eppure, quando il rumore di fondo aumenta, i limiti del Super Mic diventano chiari. In strada, con traffico o vento, il filtro ambientale non riesce a isolare la voce con la stessa efficacia degli auricolari. Il timbro risulta ovattato, a volte metallico, e durante le chiamate prolungate chi ascolta percepisce una qualità inferiore. Ben fatto, invece, i memo vocali: basta un gesto per registrare note rapide, e la trascrizione automatica funziona bene, almeno in inglese.

Cuffie Bluetooth Nothing Ear (3): il design convince, il Super Mic meno2

Le Nothing Ear (3) si distinguono per il look trasparente, arricchito da inserti in metallo 

Qualità audio

Per il resto, i nuovi driver dinamici da 12 mm rappresentano un miglioramento rispetto agli Ear (2). Il diaframma, più ampio del 20%, consente una resa più corposa e una maggiore capacità di movimento dell’aria, che si traduce in bassi più presenti e meglio controllati. Nothing afferma un incremento di circa 4-6 dB sulle frequenze basse, ma il risultato ci è sembrato poco omogeneo tra diversi generi e stili musicali: la musica classica guadagna in impatto, ma a volte con brani hip-hop o elettronici si fa fatica a distinguere le varie note. Con registrazioni non ottimali (come London Calling dei Clash), il suono è piatto e un po’ monotono.

Le frequenze medie risultano leggermente arretrate rispetto ai bassi, ma comunque ben bilanciate. Le voci mantengono una certa naturalezza e una buona intelligibilità, senza diventare nasali o compresse. Strumenti come chitarre acustiche o pianoforti trovano il giusto spazio nella scena, anche se in tracce molto ricche di elementi possono risultare un po’ in secondo piano. La voce di Adele in Rolling in the Deep è riprodotta in modo ragionevole, ma senza le sfumature dei migliori concorrenti.

Gli alti hanno guadagnato in brillantezza: Nothing dichiara un miglioramento di circa 4 dB, e nei test si percepisce una maggiore definizione, specialmente nei dettagli come i piatti della batteria o le sfumature degli strumenti a corda. Attenzione ad alzare il volume, però: il suono tende a indurirsi e talvolta diventa troppo aspro.

Gli Ear (3) offrono una scena sonora più ampia rispetto ai loro predecessori. Non raggiungono i livelli delle cuffie over-ear, ma presentano una discreta separazione tra gli strumenti e una sensazione di spazialità superiore alla media degli auricolari true wireless. Nei brani orchestrali la stratificazione è percepibile, e nei concerti dal vivo si avverte un certo grado di profondità. La dinamica è buona: le transizioni tra pianissimo e fortissimo sono ben gestite, senza compressioni eccessive. Nei generi più energici, come il rock, gli Ear (3) mantengono ritmo e presenza senza sforzo.

Il supporto al Bluetooth 5.4 con LDAC permette di sfruttare file ad alta risoluzione, a patto di possedere un dispositivo compatibile; utilizzando uno smartphone Android dotato di LDAC, il suono guadagna in dettaglio e apertura. Su iPhone, limitato all’AAC, la resa è comunque valida, ma leggermente meno definita negli estremi di gamma. La modalità a bassa latenza funziona bene: guardando un film o giocando non si nota alcun disallineamento tra audio e .

Infine, la cancellazione attiva del rumore: discreta, soprattutto in ambienti interni o durante gli spostamenti quotidiani. In contesti più rumorosi, come la metropolitana, lascia comunque filtrare parte dei suoni di fondo. L’adattività lavora bene: gli auricolari analizzano la tenuta e regolano la riduzione in tempo reale, evitando variazioni fastidiose. Tuttavia, non siamo ai livelli delle migliori offerte di Sony o Apple.

Autonomia e connettività

Gli Ear (3) offrono fino a 10 ore di ascolto continuo senza ANC, che diventano poco più di 6 con la cancellazione attiva. Con la custodia si arriva a circa 35 ore complessive, valori nella media per la categoria. La ricarica rapida via USB-C consente di ottenere un’ora abbondante di riproduzione con 5 minuti di collegamento, e c’è anche la possibilità di ricarica wireless. La connessione Bluetooth 5.4 con codec LDAC assicura uno streaming stabile e di qualità, anche con file ad alta risoluzione. La modalità a bassa latenza riduce sensibilmente il ritardo durante il gioco o la visione di un video.

Gli auricolari, disponibili in bianco o nero, sono confortevoli, leggeri e rimangono ben saldi nell’orecchio. I controlli tramite pinch sullo stelo rispondono in modo preciso. Sia gli auricolari che la custodia hanno la certificazione IP54 per la resistenza alla polvere e agli spruzzi d’acqua. L’app Nothing X (per Android e iOS) consente un buon livello di personalizzazione, dall’equalizzazione ai comandi rapidi; interessante la possibilità di integrare funzioni come la trascrizione automatica dei memo vocali e l’accesso a .

Ci piace

  • Design
  • La custodia in alluminio
  • L’idea del Super Mic

Non ci piace

  • Suono
  • Prezzo
  • La realizzazione pratica del Super Mic

In fine

Il punto di forza delle Ear (3), il Super Mic, non riesce ancora a sostituire i microfoni degli auricolari nei contesti più impegnativi. Per ascoltare musica, podcast o contenuti multimediali, le cuffie Nothing offrono un’esperienza valida, sebbene, in termini di qualità audio, ci siano concorrenti che si comportano meglio. Il prezzo di 179 euro le colloca nella fascia medio-alta del mercato: per chi possiede uno smartphone Nothing e ne apprezza il design (e sono molti), le Ear (3) sono una buona scelta; per gli altri, forse no.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.